
Collezione Agovino per Zurich Bank. Curated by Francesca Blandino
Una collezione d’arte contemporanea può essere immaginata come un vasto e mutevole paesaggio che, in una logica di contaminazione, dialoga con il proprio presente e si proietta verso possibili mondi futuri. È questa la visione della Collezione Agovino, che negli ultimi anni non solo si è trasformata, in termini di opere, progetti e promozione, ma che, in una prospettiva più ampia, ha cercato e cerca di attivare attraverso l’arte processi virtuosi di coinvolgimento e responsabilizzazione del proprio contesto territoriale, rendendo l’arte più accessibile a pubblici diversi.
La Collezione ha infatti iniziato a estendere i propri confini per innestarsi in altri luoghi della città, non necessariamente deputati all’arte, ma dedicati al quotidiano. Attraversando spazi di comunità, sfidando architetture barocche, entrando in punta di piedi in abitazioni private, la Collezione è giunta ad un nuovo capitolo del proprio viaggio esperienziale e per Zurich Bank sviluppa una narrazione che parte dalla locuzione “posto di lavoro”, per esplorare quello spazio inteso come luogo di dimensione estetica ma anche di relazione, formazione e responsabilità sociale. E così una nutrita selezione di opere, differenziate in tipologia, senso e tecnica, abiterà per qualche tempo i nuovi spazi di Zurich Bank a Napoli, collocati all’interno di una delle testimonianze più interessanti dell’architettura partenopea del primo Novecento, Palazzo Leonetti, per indagare il tema del valore sociale del lavoro e dei suoi luoghi.
Mettendo in campo una sfida intellettuale che cerca di cogliere le urgenze e le contraddizioni sociali della contemporaneità, la narrazione dell’esposizione genera un effetto di straniamento, dovuto in parte allo spazio architettonico, elegante e geometrico, in parte all’entità della banca stessa, che decide di aprirsi al dialogo con la Collezione Agovino, senza ma e senza sé, entrando in contatto con le storie, le esperienze, le sensazioni e le provocazioni racchiuse nelle opere esposte. Lo spazio della banca non ha solo più un compito economico, ma diventa quasi un’entità relazionale, che accoglie contenuti interpretativi sul mondo e per farlo esce dalla propria posizione di comfort, riscoprendo prospettive inedite e inaspettate sulla sua possibile funzione sociale.
Un luogo di lavoro non è solo un contenitore, ma è uno spazio in cui la dimensione estetica e relazionale svolgono un ruolo fondamentale nella costruzione di una società. Negli ultimi anni si è sviluppata una profonda riflessione sulla relazione che il genere umano intrattiene con i contesti circostanti – architettonici, territoriali, culturali, ambientali – e questa crescente consapevolezza sulle responsabilità delle azioni umane sta modificando visioni e comportamenti in ogni dimensione della vita quotidiana, compresa quella lavorativa. La mostra, pertanto, si fa simbolo di un nuovo modo di concepire la collettività e lo stare insieme, anche in situazioni di conflitto, lavorative e non, con l’intento di far riflettere sul concetto di responsabilità, personale e collettiva.
Dagli innesti high-tech di Simon Denny, ai tarocchi pedagogici di Adelita Husni-Bey, dalle ambiguità gestuali dei corpi fotografati da Joanna Piotrowska, alle geografie contaminate di Giulia Piscitelli, fino ad attraversare i racconti collettivi di Marinella Senatore, i paesaggi surreali di Francesco Jodice, le provocazioni caricaturali di Danilo Correale, le immagini assertive di Bernadette Corporation, i processi identitari di Simon Fujiwara, i paradossi di Francesco Joao, sono tante le opere che tracciano percorsi verso l’esplorazione del rapporto tra creatività e cambiamento sociale. Possono essere provocatorie e dirette, come nel caso di Pier Giorgio De Pinto o di Damir Ocko, velate come per Isadora Pedro Neves Marques e Peter Böhnisch, esplosive come nel caso di Diego Gualandris, o ironiche, come per Naohiro Utagawa, le opere riescono ad innescare un discorso aperto al confronto e alla riflessione, invitando ad ampliare lo sguardo sui meccanismi di modifica del quotidiano, sia nello spazio dell’intimità, che nella dimensione pubblica e sociale.
Artiste e Artisti
Bernadette Corporation, Peter Böhnisch, Danilo Correale, Adriano Costa, Simon Denny, Pier Giorgio De Pinto, Peter Fend, Simon Fujiwara, Diego Gualandris, Adelita Husni-Bey, Francesco João, Francesco Jodice, Marco Pio Mucci, Isadora Pedro Neves Marques, Pennacchio Argentato, Joanna Piotrowska, Giulia Piscitelli, Damir Očko, Emanuel Rhoss, Marinella Senatore, Naohiro Utagawa.






